Arbib Claudio – Rossi Rodolfo

Rodolfo e Claudio. Forse musicista il primo, ingegnere – o forse professore – il secondo. Rodolfo, nome antico, da cavaliere medievale (a fronte del forse ancora più antico ma anche più banale Claudio) si abbina per contrasto al più comune dei cognomi: Rossi, comune tanto quanto esotico è quello del coautore, Arbib; si potrebbe aggiungere che l’ingegnere suona la chitarra e il musicista ha dato Analisi Matematica 2: ma chissà se è vero, e soprattutto, chi se ne frega? V’è invece da sospettare, la puzza di falso arriva fino alle civette dell’Acropoli d’Atene. E difatti il loro proprietario è uno solo, Nicola Corvino. Né professore, né ingegnere, né tantomeno musicista. Due noms de plume per un solo autore, di professione poliziotto, che li usa per nascondersi e raccontare storie. Vere o di fantasia, non è dato sapere. Né giureremmo sul fatto che Corvino sia il vero nome dell’autore: se esistesse un commissario con quel nome, motivi professionali sconsiglierebbero di usarlo per dei polizieschi. Potrebbe anche essere un nome collettivo. Ma se di una persona sola si tratta, le sue storie dicono di un tipo energico e tuttavia con una vena malinconica, concreto ma sognatore, amante dell’arte e della buona cucina al pari di diversi suoi colleghi, privo di famiglia e desideroso di averne una. Diversamente da Claudio, piuttosto ipocondriaco, o da Rodolfo, con una lieve vena ossessiva, entrambi con moglie, figli e un lavoro creativo, a volte dispersivo, che a entrambi provoca spesso mal di stomaco. Perché mai mettersi a scrivere? L’attesa del successo favorisce la gastrite…

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