Franco Foschi su “Bevo grappa”

Franco Foschi ci ha inviato questa sua riflessione su Bevo grappa e sulla sua autrice Paola Sironi.

UNA FAMIGLIA E ALTRI GUAI

Che cosa cerchiamo in un giallo?
Abbiamo lì sul comodino la pila di libri in attesa – guardiamo, sfogliamo, e alla fine prendiamo in mano un giallo. E dunque, cosa ci aspettiamo da lui?
Innanzitutto che sia veloce, non sopporteremmo mai l’elencazione di infinite madeleine o lo snocciolare divagazioni a ogni piè sospinto, da parte dell’autore.
Inoltre vogliamo che sia appiccicoso, ci deve ‘tenere lì’ adesi alla storia, deve battere il sonno, la stanchezza, la fretta.
E poi deve essere intelligente: chi sopporterebbe una trama raffazzonata, una mancanza di verosimiglianza, o magari dei ridicoli errori di sceneggiatura?
Questo trio di necessità Paola Sironi non disattende. Il suo primo romanzo è una articolata storia che gioca su una difficoltà di base, e cioè che i personaggi sono pochi. In questo modo l’autore è obbligato ad apporre particolari su particolari su limitate possibilità narrative (per non dire troppo o troppo poco su un personaggio, per non dare indizi troppo palesi, eccetera), e riuscirci senza perdere o il filo o l’interesse del lettore richiede davvero notevoli capacità di elaborazione narrativa.
La storia si svolge in un ambiente milanese diciamo così medio, qualche centro sociale, ma anche l’annusare estemporaneo della ricchezza. Naturalmente parla di un omicidio, anzi di un doppio omicidio, troppo ovvio per essere vero (e infatti). L’indagine, affidata a investigatori piuttosto improvvisati ma perspicaci, è abbastanza semplice senza essere mai banale, e stimola quel famoso desiderio del lettore di gialli, e cioè l’ansia di vedere come andrà a finire.
C’è il modello di una famiglia abbastanza sgangherata, di chiara ascendenza Pennac, che dona all’autrice anche la possibilità, con dosaggio lieve e misurato, di utilizzare un pizzico d’ironia.
C’è quella presina di critica sociale che non guasta mai, visti i tempi che corrono.
E c’è infine l’enorme voglia di raccontare di Paola Sironi, che la quarta di copertina racconta moglie e madre – e la vediamo, la sera, nei ritagli di tempo, con la lingua fuori, che inanella pagine, che improvvisa agnizioni. C’è cioè una passione narrativa vera, genuina, spontanea e piccante, che non può che attizzare il lettore. Che già sta chiedendosi, curioso, chissà di che parlerà il prossimo romanzo: ancora questa famiglia Malausséne nostrana o…?
Insomma, leggere Paola Sironi fa venire voglia di leggerla ancora: mica male per un’esordiente.

 

Franco Foschi