Roberto Mistretta

Lettore onnivoro dall’asilo, adora Robin Wood, in particolare le serie che hanno per protagonisti Dago e Nippur di Lagash. Colleziona film, francobolli e gli albi di Diabolik e Zagor (ha grande simpatia per Cico), e ama gli altri eroi di casa Bonelli.

Tra gli scrittori predilige la visione illuministica di Voltaire, il cinico disincanto di Oscar Wilde, il pessimismo della ragione di Leonardo Sciascia e il mondo piccolo di Guareschi.

A partire da Giorgio Scerbanenco, coltiva senza dare troppo nell’occhio la sua insana passione per i giallisti italiani, capaci come pochi di raccontare i mali della società dove vivono, e si accosta con occhio critico alle trame inverosimili dei colleghi americani. Quando il lavoro, i libri e la famiglia non lo assorbono del tutto, si dedica alla terra e produce frutta e ortaggi biologici. Ama Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti, Giorgio Gaber e i cantautori italiani anni ’70 e ‘80, che alterna a Mozart, Beethoven, Ciaikovskij. Si riconosce nell’ingenua testardaggine di Forrest Gump e spera un giorno vivere in un Paese normale, coi politicanti di professione che strillano e si accapigliano, confinati nell’isola dei noiosi.